Gli stolti del trekking

Gli stolti del trekking

La scorsa domenica, ho partecipato a un bellissimo e molto ben organizzato piccolo raduno a cavallo negli Iblei, funestato da un brutto incidente e da un miracolo… ripetuto ben tre volte.
In una breve mulattiera in leggera salita, con un passaggio di 4 metri di roccia piuttosto liscia che sulla destra si affacciava su un burroncino esposto, le guide, prima di iniziare la breve mulattiera, hanno raggruppato tutti i cavalieri, una trentina, e hanno fatto un discorso chiarissimo.
Hanno detto e ripetuto più volte ciò:
“ Questa breve mulattiera obbligata ha un passaggio in salita un po’ liscio che è scoperto a destra. Se il cavallo dovesse scivolare è facile che si possa cadere nello sbalanco. Quindi chi è sicuro di sé stesso e del suo cavallo può affrontarlo a cavallo. Io consiglio caldamente di farlo a piedi per sicurezza”. Ciò è stato ripetuto, in mia presenza, almeno tre volte e NESSUNO può dire di non averlo sentito o dire che il messaggio non fosse molto chiaro e preciso.
Due terzi dei cavalieri sono scesi di sella.
Ha aperto la fila un cavaliere molto esperto che ha preferito smontare a terra per dare l’esempio. Io mi trovavo dietro altri due cavalieri esperti e abbiamo affrontato la mulattiera in sella. Dei due cavalli montati davanti a me, uno è scivolato un po’ all’inizio del tratto liscio, essendo un cavallo esperto si è subito ripreso ed è passato oltre senza problemi. L’altro cavallo e io, con il mio Zulù, siamo saliti benissimo, senza il benché minimo problema apprezzando quel passaggio tecnico, seguito poi anche da una serie di gradoni.
Dietro di noi un “tizio” evidentemente non sapeva cosa volesse dire andare a cavallo in sicurezza e altrettanto evidentemente conosceva poco e male le capacità e l’esperienza proprie e del suo animale: è caduto con il proprio cavallo nel burroncino.
Il cavallo è morto presto fra le sofferenze.
Il suo padrone è stato miracolato ben 3 volte in un colpo solo:
La prima perché non aveva il casco (che troppi considerano un onta) ed è un vero miracolo che non si sia spaccato la testa in due.
Il secondo miracolo consiste nel fatto che il cavallo non gli sia rotolato di sopra schiacciandolo durante la caduta da diversi metri di altezza sul costone.
Il terzo miracolo consta nel fatto che, mentre il povero e incolpevole cavallo è morto, lui si è semplicemente ammaccato un po’ ma non si è rotto né una vertebra (rischiando la sedia a rotelle come minimo)né qualche costola: nulla! Farebbe bene a fare un pellegrinaggio riparatore e di ringraziamento a Santiago di Compostela… sulle ginocchia.

Questo tristissimo episodio (per il cavallo) è stato un tipico esempio di stoltaggine, superficialità, supponenza, arroganza, fanciullaggine, superbia in sella.
Il padrone del cavallo è l’ UNICO responsabile diretto della morte di quel povero animale e può prendersela solo e soltanto con se stesso, la sua superficialità e incompetenza. Nulla può essere addebitato alle guide, che lo avevano hanno avvertito convenientemente, o al percorso: passaggi esposti così e anche molto peggio se ne incontrano a bizzeffe nelle nostre montagne.
Chi fa trekking a cavallo in montagna, e non solamente delle passeggiate sulla sabbia delle spiagge o in sentieri-autostrada in piano, se dovesse evitare di percorrere in sella o a piedi tutti i passaggi un briciolo più complessi o tecnici, non potrebbe e non dovrebbe partecipare MAI a un trekking a cavallo che si rispetti. I nostri sentieri, spesso obbligati per non andare su asfalto, hanno SEMPRE dei passaggi più o meno difficili o complessi. Sta allo gnegno del cavaliere valutare se affrontarli in sella oppure smontando  a piedi, specialmente quando una guida esperta del posto lo avverte che il passaggio potrebbe avere delle insidie, come palesemente è accaduto in questo caso.
Non parliamo poi di trekking in montagna sulle Madonie, sull’Etna, sugli Iblei, sui Sicani, dove le rocce e le pietre sono consuetudine di ogni sentiero non autostradale (ma dove sono questi?). Per non parlare di chi ha la fortuna di poter fare trekking sulle Alpi, dove la roccia regna sovrana e si cammina parecchio. Per affrontare in sicurezza i passaggi più complessi o con delle insidie o pericoli, o si è CERTI della esperienza, allenamento, propri e del proprio cavallo O SI SMONTA! PUNTO: non c’è vergogna.
La vergogna è di coloro i quali avrebbero dovuto scendere e hanno deciso di NON FARLO.
Le lacrime di coccodrillo, a posteriori, per la morte del proprio animale tanto amato gridano solo VENDETTA!
Il problema generale è che alcuni di coloro i quali partecipano a questi raduni ABUSANO dei loro animali. Perché, sia ben chiaro a tutti, se si affronta un trekking con un cavallo e UN CAVALIERE non sufficientemente ALLENATI, IN FORMA, ESPERIENTI, SICURI, SI ABUSA DEL CAVALLO.  In quante altre occasioni mi è capitato di vedere poveri cavalli portati a fare trekking con difficoltà alla quale non erano stati abituati per gradi, addestrati poco e male, senza allenamento, con l’acido lattico che gli ANDAVA ALLA TESTA, la bava alla bocca, il respiro affannoso che non si calmava mai, GLI OCCHI SPALANCATI PER LA PAURA DI FRONTE A DEGLI OSTACOLI O PASSAGGI DIFFICILI che non avevano mai affrontato prima e che il padrone gli faceva affrontare con lui in sella, invece di aiutarlo smontando! Oppure che affrontavano passaggi anche facili rischiando comunque di cadere, scivolando a destra e a manca perché i cavalli non avevano il “piede sicuro dei PRO” (il piede sicuro non è una leggenda metropolitana, è pura realtà e si ottiene solo nel tempo… sempre che si sia capaci di ottenerlo, molti non lo otterranno mai nei loro cavalli) o perché i cavalli ERANO FOLLEMENTE ferrati SENZA I CHIODI ANTISCIVOLO O LE PUNTE VIDIA. Oppure avevano i ferri lisci come le saponette perché di ferratura vecchia o, addirittura, portati senza ferri su terreni pietrosi, su greti sassosi di fiume, e poi quasi sempre zoppi, per il volersi incaponire a inseguire caparbiamente una moda assurda, deleteria e spesso invalidante per chi si muove in terreni rocciosi e pietrosi come le nostre montagne. Tutti questi, ed altri ancora che non sto qui ad elencare, sono ABUSI! PUNTO E BASTA!

Ci si dimentica che i cavalli non sono motociclette che si accendono la domenica mattina anche dopo un mese nel garage e… partono. Chi se ne fotte dell’addestramento, allenamento, benessere e sicurezza del proprio cavallo, dovrebbe starsene a casa o dedicarsi alla moto da cross: esse possono uscire una volta ogni mille mai, non necessitano di alcun allenamento o addestramento. Se cascano, non soffrono e il guidatore è liberissimo di rischiare stoltamente di spaccarsi, LUI e SOLO LUI, il cranio e le ossa senza fare soffrire nessun altro che non sia sé stesso e la propria famiglia.

Di Franco Barbagallo.

 

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